Digiland Telegram Group Italia

D-Star * Fusion * DMR * Echolink * IRLP * APRS * Linux

Author: Digiland (Page 2 of 3)

Pulsante Power Off / Reboot per RaspBerry

Reboot – Shutdown, 1 tasto 2 funzioni

Fin dal primo utilizzo ci siamo accorti che il RPi è sprovvisto del pulsante di accensione e spegnimento.

Per quanto riguarda il pulsante di accensione, troverete un altro articolo nel blog che spiega come installarlo. –> Tasto Reset / Power On

Per lo spegnimento, invece, il discorso è un po’ più complesso. Non è consigliabile togliere direttamente l’alimentazione poiché si rischia di corrompere il file system della scheda SD. Per spegnere il RPi in modo corretto bisogna collegarsi tramite VNC (in modalità grafica) o tramite SSH (in riga di comando) e scrivere “sudo shutdown -h now”. Se non si ha la possibilità di accedere in remoto al RPi è un vero problema. La soluzione è quella di creare un tasto fisico con un piccolo script per gestire questa funzione.

Per la parte hardware è necessario un LED e una resistenza da 220 Ω da collegare tra GND e GPIO 27 e un pulsante normale aperto (NO) da collegare tra GND e GPIO 17. Ad ogni modo i GPIO possono essere cambiati a seconda delle nostre esigenze, ma non si deve dimenticare di cambiarli anche nello script.

shut_r_h

La particolarità di questo script è che abbiamo un pulsante con duplice funzione, quella di riavvio (reboot) e quella di spegnimento (shutdown).

Se si preme il pulsante per un tempo inferiore a 3 secondi lo script esegue il riavvio, se invece il pulsante viene premuto per più di 3 secondi lo script esegue lo spegnimento. Il LED ci darà conferma del processo in corso, indicandoci con un solo lampeggio che è stato lanciato il comando di reboot, mentre con tre lampeggi che è stato dato il comando di shutdown.

20170728_000704

Lo script è presente al seguente link

http://ref080.dstargateway.org/file/shut_r_h.zip

Una volta scaricato lo copiamo nella directory /home/pi/ de-comprimiamo il file con

unzip shut_r_h.zip

dopodichè entriamo nel file rc.local con il seguente comando

sudo nano /etc/rc.local

a questo punto scriviamo la seguente stringa sopra l’ultima riga (exit 0) per rendere eseguibile lo script ad ogni accensione

python /home/pi/shut_r_h.py &

73 de IZ8TXC Eugenio

Ancora APRS? Perchè no!

L’ APRS (Automatic Position Reporting System) e’ un vecchio sistema di trasmissione digitale in isofrequenza, si tratta in buona sostanza di essere identificabili e localizzabili su mappe geografiche.

APRS 1

Per molti non e’ un’attivita’ interessante perche’ oggi ci sono sistemi digitali voce che integrano anche queste caratteristiche, ma c’e’ da sapere che DStar, Fusion, DMR ed altri, adoperano i server APRS per reindirizzare chiamate dirette fra Radioamatori.

Forse non tutti sanno che si puo’ mettere in funzione un sistema APRS nella propria postazione radio, a costo zero.

Ci sono diversi programmi che consentono tale attivita’, e in questo articolo saranno condivisi e quindi scaricabili.

Pagina Download

Quello piu’ famoso e’ di certo UiView di Roger Barker G4IDE, oggi attivabile grazie al programma di generazione della password, disponibile in quanto il suo creatore prima di passare a miglior vita ha voluto donarlo a tutti i Radioamatori.

Dopo l’installazione, all’avvio, il programma vi chiedera’ i dati di registrazione, li inserite e il software visualizzera’ la mappa dell’Inghilterra. Col menu’ “Map” sara’ possibile sceglierne una diversa ed in piu’, semplicemente copiando nuove mappe per APRS nella cartella MAPS presente nella directory del software (tipicamente c:/Programmi (x86)/Peak System/UiView), otterrete cartine piu’ dettagliate dei posti che vi interessano.

Inoltre in rete e’ possibile trovare anche la pagina per ottenere il “Validation number” per accedere al server APRS con le proprie credenziali, menu’ “Setup / APRS Server Setup” il numero in foto e’ associato a IW8ELN.

Server APRS Setup

 

I piu’ pigri dovranno semplicemente avviare il programma, configurare la connessione ad un server APRS, impostare i propri dati di stazione, menu’ ” Setup / Station Setup “,

 

Stazione

poi cliccare sul menu’ “Action / Connect To APRS Server” e saranno gia’ online.

I piu’ volenterosi, potranno attivare addirittura una stazione ripetitrice (Digipeater) usando un vecchio RTX (anche portatile), installando un software di emulazione modem AGWPE settandolo per l’uso con scheda audio (magari una di quelle economiche USB)

AGWPE_img

aggiungendo le relative impostazioni nel programma UiView, menu ” Setup / Comms Setup”

CommSetup

 

……. realizzando un semplice cavo audio, si tratta dello schema di principio funzionale da adattare al proprio RTX.

Cavo APRS

…. ed un comando PTT

PTT seriale

Grazie a queste postazioni, sara’ possibile offrire nella propria zona, un sistema di veicolazione internet (iGate) di tutte le stazioni ricevute via radio, rendendole visibili al mondo intero.

Buon divertimento con l’attività Radioamatoriale da IW8ELN Roberto.

 

Doppio modulo D-Star con DV-RPTR in unico Raspberry PI 2

Avendo dato vita tempo fa, con IW9CLF, ad un ripetitore in UHF, IR9BQ B, pensammo di lasciare attivo ugualmente il vecchio modulo VHF utilizzando lo stesso sistema con Raspberry PI 2 che gestiva il modulo B, magari da tenere in connessione con un altro reflector/rete.

Avendo disponibile un’altra DV-RPTR abbiamo quindi abilitato con facilità, dalle configurazioni del software di Jonathan, dstarrepeater e ircddbgateway, il nuovo modulo C per un hotspot in VHF. La cosa sembrava funzionare, ma ben presto si verificavano dei malfunzionamenti: uno dei due moduli si bloccava e necessitava un reboot del sistema!

Inizialmente non ci abbiamo dato molto peso, ma a lungo andare il dover stare sempre a controllare e a riavviare ci ha convinto sempre più di dover andare a fondo al problema ed allora è iniziata una serie interminabile di prove, tentativi, indagini, ipotesi e chi più ne ha più ne metta. Non è stata un’impresa facile, perché ad ogni tentativo occorreva aspettare delle ore e a volte anche dei giorni prima di poter esprimere una valutazione. Abbiamo provato e valutato di tutto: adsl domestica tarocca, conflitti di indirizzamenti vari tra IP e porte usb, possibili rientri di RF, ecc. fin quando non notiamo che a “cadere” è sempre la stessa DV-RPTR.

Proviamo allora a scambiarla fisicamente con l’altra ed effettivamente adesso “cade” l’altro modulo, così siamo arrivati alla conclusione che non si bloccava il software che com’è risaputo non gode della massima stabilità già di suo, ma si interrompeva semplicemente la comunicazione con la DV-RPTR, tant’è che non era più nemmeno necessario un reboot totale, ma semplicemente la chiusura ed il riavvio del dstarrepeater interessato.

A questo punto le nostre indagini si sono concentrate verso questa direzione e da lì a poco la soluzione del problema non si è fatta aspettare. Controllando le versioni del firmware delle due DV-RPTR abbiamo rilevato che in una, quella stabile, era installata la versione 1.10e e nell’altra, la colpevole, la 1.69b. Il suggerimento di un tentativo risolutivo si manifestava da solo, così, dopo appena pochi minuti, giusto il tempo di installare anche nella seconda DV-RPTR la versione 1.10e del firmware, si è data fine a mesi (!) di snervanti indagini: adesso tutti e due i moduli C e B di IR9BQ gestiti da un unico Raspberry funzionano perfettamente senza problemi (riavvii periodici permettendo, ma quella è un’altra storia!).

Per la serie “non si può mai stare tranquilli”, ricordiamocene per un’eventuale altra installazione.

Cordiali 73 a tutti e buona sperimentazione sempre!

Giuseppe IT9HBS

Spiegazione del concetto di guadagno di un’antenna

Mi sono trovato spesso a discutere di antenne ,sia per lavoro che in radio con altri colleghi Radioamatori , che si meravigliavano del fatto che spesso antenne che promettevano un altissimo guadagno funzionavano peggio di altre con guadagno Ø (tipo Dipolo o GP) o del perchè in alcune postazioni ripetitirici preferivo montare dipoli o Jpole invece delle supermega quadruple  5/8 🙂 . Ho sempre consigliato di buttare un occhio ai  diagrammi di radiazione per raffrontarli alle proprie esigenze. Ad esempio un ripetitore posto sulla vetta di una montagna  avrà bisogno di un antenna che abbia un lobo il piu’ omogeneo possibile su 360°  ed un angolo di radiazione non troppo alto , visto che deve irradiare verso valle, se invece è posto sul versante di una montagna a metà quota (vedi postazioni sul Vesuvio) servirà un antenna che irradia su 180° verso valle (tipo dipoli accoppiati), se invece mi trovo in pianura e voglio arrivare lontano installero’ antenne con lobi accentuati verso l’ alto .Ovviamente questi sono solo esempi , spero che il seguente articolo raccolto in rete possa spiegare meglio di me cio’ che ho assimilato in tanti anni di radio ed esperienze tecniche .

Se c’è una cosa che risulta difficile da spiegare in parole semplici anche al più esperto degli ingegneri (in tlc) è cosa si intenda per “guadagno” di un’antenna. Di solito la normativa in materia stabilisce che “L’energia effettivamente irradiata (Effective Radiated Power o ERP) non dovrà superare …” considerando il valore in entrata sull’antenna moltiplicato per il guadagno della stessa. Alla base sembrerebbe esserci   il principio in virtù del quale, dato che si parla di guadagno, che le antenne sarebbero in grado di creare magicamente la potenza al loro interno. Purtroppo non è questo il caso. Esaminando un’antenna, essa è costituita con materiali di base quali oro, argento, rame oppure alluminio. Questi materiali non sono in grado di creare da soli potenza.

Prima di addentrarci in ulteriori spiegazioni   va data la definizione di alcuni termini riguardanti il guadagno di un’antenna:

decibel (dB) : Il guadagno ha un valore positivo, mentre la perdita ha un valore negativo, che è pari a  : 10*log(Pout/Pin)

Guadagno di un’antenna  l’incremento relativo massimo della radiazione, espresso con un valore in dB, sul valore standard di un antenna base, costituita da un dipolo di ½ della lunghezza d’onda, che costituisce il punto di riferimento per misurare tutte le altre antenne. Tale riferimento è conosciuto come 0 dBD (dipolo di riferimento zero decibel). Un’antenna con una potenza irradiata effettiva di due volte quella assorbita avrà perciò un guadagno di 10*log(2/1) = 3dBD.

Attenzione: esiste un secondo riferimento   usato in materia di guadagno di un’antenna che serve semplicemente per attribuire ad un’antenna un guadagno maggiore di quello che in realtà essa realizza. È conosciuto come dBi e rappresenta il guadagno di un’antenna paragonato ad un’ideale antenna isotropica – che irradia ugualmente in tutte le direzioni con una configurazione sferica. Tale antenna non esiste, ma può essere calcolata matematicamente e la differenza tra esso ed una dipolo ½ onda è di 2,14 dB.

Radiation Pattern : è una rappresentazione grafica dell’intensità della radiazione in base all’angolo rispetto alla perpendicolare. Il grafico è di solito circolare, l’intensità indicata dalla distanza dal centro in base all’angolo corrispondente.

Tutti i pattern di radiazione in questa pagina rappresentano la vista laterale di un’antenna montata verticalmente.

Radiation Angle: convenzionalmente si definisce l’apertura del fascio come l’angolo tra due punti (sullo stesso piano) in cui la radiazione dimezza la sua potenza (3dB al di sotto della massima emissione). Un bravo ingegnere è in grado di capire la qualità di un’antenna da questo solo parametro, l’angolo di radiazione ampio oppure stretto.

Copertura : area di spazio circostante individuata dal raggio dal luogo in cui è collocata l’antenna in cui il segnale radio è ad un livello tale da poter essere ricevuto.

Antenne

Prendiamo per cominciare un’antenna dipolo standard da ½ lunghezza d’onda, sospesa in uno spazio vuoto (ignoriamo qualsiasi altra cosa nei dintorni come il punto di montaggio dell’antenna che potrebbe influire su di essa). Il pattern di radiazione di tale antenna è tipicamente “a ciambella” come illustrato nella seguente foto.

Pattern1

Poiché i materiali di cui è costituita l’antenna non possono creare potenza di per sé, l’unica alternativa è di focalizzare l’energia dispersa, come quella ad es. diretta verso il cielo, su di una direzione orizzontale più utile. Come si può vedere nella fotografia sotto, la dispersione dell’energia in direzioni non utili è stata focalizzata al centro, con il risultato di raddoppiare l’energia irradiata lungo il piano richiesto con un guadagno di 3dB.

Pattern2

Questa focalizzazione può essere ulteriormente intensificata in modo tale da ottenere un guadagno da 6dB (4 volte) a 9dB (8 volte). La risultante è mostrate sotto.

Pattern3

Come si è visto il metodo mediante il quale un’antenna deve essere fatta per avere un “guadagno” consiste nel focalizzare la radiazione (ad es. prendendo la ciambella di irradiazione ed appiattendola in una frittella) ottenendo così il risultato di intensificare la radiazione lungo l’asse orizzontale. Antenne con radiazione omni-direzionale e guadagni di oltre 9dB sono poco pratiche a causa del fatto che la focalizzazione è direttamente correlata alla lunghezza dell’antenna (in lunghezze d’onda). C’è, comunque, un ulteriore metodo di focalizzazione, intensificando la radiazione solo in una direzione.

Collocando un apposito riflettore su un lato del dipolo, tutta l’energia che quest’ultimo avrebbe irradiato nella direzione del riflettore stesso, viene ora riflessa dal lato opposto nella direzione del dipolo stesso. In questo modo tutta l’energia irradiata dal dipolo viene indirizzata solamente da un lato dell’emisfero, dando luogo ad un raddoppio di energia in questa zona e ad un guadagno di 3 dB.

Pattern4

Un’ulteriore focalizzazione può essere ottenuta mediante l’uso di “indirizzatori” ed ulteriore più alto guadagno è ottenibile rendendo sempre più piccolo l’angolo di irradiazione, in modo da indirizzare tutta l’energia in un’unica direzione. In questo modo si può ottenere in pratica un guadagno fino a 20 dB. Tuttavia l’angolo effettivo di irradiazione di questo tipo di antenna è piccolo (tipicamente ± 10 gradi).

Pattern5

Con le antenne direzionali, vi è un dato ulteriore da tenere a mente.

Front-Back Ratio : l’elemento utilizzato nella maggior parte delle antenne direzionali è il dipolo con il classico schema di irradiazione a ciambella perpendicolare al suo asse. L’idea , come si è visto, è quella di prendere questo modello di radiazione a ciambella e concentrarla in un fascio davanti alla parte anteriore dell’antenna . Il riflettore è di solito un unico elemento , talvolta una serie di elementi . Anche se parabolico , il riflettore non riuscirà a fermare ogni traccia di energia emessa nella sua direzione. Parte di essa sarà irradiata verso la parte posteriore dello stesso riflettore, riuscendo ad attraversarlo ( o, in caso di ricezione , riuscirà a bypassare il riflettore ed essere intercettata dal dipolo ). Ricordiamo che nello spazio libero il dipolo è di per sé sensibile alla radiazione proveniente dal retro del riflettente   quanto lo è a quella nella direzione anteriore che viene lasciata libera, avendo una naturale tendenza a continuare con il modello di propagazione a ciambella .

Anche una solida lastra di metallo come riflettore non potrà isolare completamente la parte anteriore dalla parte posteriore a causa della ” diffrazione”. A causa delle irregolarità del metallo parte del segnale   riuscirà ad aggirare i margini del riflettore verso la parte posteriore di esso (o nel caso della ricezione da dietro a raggiungere il dipolo).
Il rapporto tra questa differenza fronte-retro è definita in riferimento alla direzione anteriore (voluta) di propagazione dell’antenna ed è usualmente misurata in dB.

Vorrei aggungere un ulteriore esempio:

Ho installato da qualche anno sulla collina dei Camaldoli situata nella citta di Napoli a 450 slm, un ripetitore UHF,  che volevo coprisse bene la citta ,anche in portatile e la provincia in mezzo mobile . L’antenna si trova a circa 8 metri dal suolo. La prima antenna provata è stata la sirio CX70 con 2dBd di guadagnao col seguente Pattern:

Jpole_2.jpg

Funzionava egregiamente in citta , ma qualche amico della provincia di Caserta ricordava il segnale piu forte di un altro ponte situato ai Camaldoli  che montava una X300 . Allora ho deciso di provare  una Sirio SPO -50 con 3dBd di guadagno col seguente diagramma :Coll2.jpg

I segnali in lontananza sono ovviamente aumentati , ma molte zone appena sotto la collina lamentavano notevoli attenuazioni .(Spiegabili dal disegno) .

Visto che il ponte era nato per lavorare prevalentemente in citta ,ovvero in  mezzo ai palazzi, ho deciso quindi di rimontare la piccola e democratica J-pole , voglio inoltre precisare che le due Sirio sono entrambe antenne robuste e cortocircuitate ,quindi meno suscettibili a  fenomeni temporaleschi e scariche elettriche, mentre la nostra cara X300 no.

 

In conclusione:

Le antenne non creano magicamente in qualche modo energia, ma semplicemente focalizzano il segnale in radio frequenza RF irradiato secondo modelli di diffusione più ristretti cosicché si ha l’impressione che ci sia più potenza proveniente dall’antenna nella direzione richiesta. Come si può capire, “guadagno” in un punto costituisce “perdita” in un altro punto. Maggiore è il guadagno di un’antenna, minore l’angolo effettivo di utilizzazione. Questa è la parte che si dimentica, cioè che si sottrae potenza da una direzione, aggiungendola nella direzione desiderata. Immagginate che la potenza sia una torta , possiamo fare 4 fette grosse e le diamo a solo 4 persone , oppure facciamo tante fettine piccole e le diamo a tutti. Questo influisce direttamente sulla scelta dell’antenna per uno specifico uso. Scegliere quindi l’antenna corretta a secondo delle specifiche esigenze.

73 de IK8JHL

Riflettiamo sulle riflessioni …delle onde radio

Un po di anni fa’ ero in QSO a 145.200 MHz con un OM che trasmetteva dalla zona OVEST di Napoli , io dalla zona EST in mezzo la collina del Vomero alta circa 180m (io mi trovo poco piu in basso ). Il Segnale era circa S9 , poi ci siamo dovuti spostare di  frequenza a 145.525 MHz , ma stranamente incominciavo a sentirlo male , segnale oscillante e a volte sembrava fuori frequenza. Abbiamo provato diverse frequenze su alcune addirittura non lo riuscivo piu a sentire . Ritornando sulla 145.200 tutto ok. Cosa succedeva? Lui subito penso’ alla risonanza della antenna , ma ovviamente non poteva essere, la lunghezza d’onda tra le varie frequenze provate aveva pochi millimetri di differenza, quindi avremmo dovuto allungare od accorciare di pochi micron le antenne😱 . Scartata questa ipotesi valutai il QSB , fenomeno conosciuto maggiormente in HF , ovvero piu segnali arrivano riflessi dalla ionosfera (che ha permeabilità variabile) ma con fase variaile , quindi a volte i segnali si sommano , a volte si sottragono fino a sparire del tutto. Ma ritornando al nostro QSO in VHF qui la ionosfera cosa c’entra? Non cè ionosfera a riflettere le onde ma tanti ostacoli , palazzi ,colline , strutture metalliche etc . Ok ma i palazzi e le colline sono fermi cosa fà cambiare la fase ? Esaminiamo il  mio QSO, a 145.200MHz ipotizziamo di avere due onde una diretta che percorre 5Km ed un altra riflessa che ne percorre 10Km, entrambe hanno un intensita di 50uV. La prima percorre 2420 lunghezze d’onda ,la seconda 4840 , quindi trovandosi in fase si sommano e 50uV+50uV da S9 sulla radio. Ora vediamo cosa succede se ci spostiamo a 145.525 la prima onda percorre (arrotondando) 2425,5 la seconda (arrotondando )4851 quindi sono in controfase , le due onde si sottraggono e non ascoltiamo nulla. Ecco spiegato anche l’ effetto fuori frequenza (effetto doppler) .  Nella realtà le riflessioni saranno tante non solo due e quindi potremmo avere diverse variabili . Addirittura a secondo  delle condizioni meteo la diversa permeabilita magnetica del terreno ( baganto , umido , asciutto, presenza di neve  ) potremmo avere dei giorni un segnale perfettemente ricevibile ed un altro nullo o molto variabile.Onda1

73 de IK8JHL Francesco

Test funzionale del nuovo veicolare DMR Dual Band TYT MD-9600

TYT_MD-9600_DM-03E’ un cinese veicolare dual band VHF/UHF analogico e digitale DMR. Personalmente l’ho comprato a scatola chiusa confidando sulla riuscita dei palmari monobanda di cui sono in possesso.
Viene recapitato nel suo involucro originale assieme al microfono con tasti alfanumerici, la staffa per il montaggio in auto, il cavo di alimentazione, il supporto del microfono completo del kit per il suo montaggio, il dischetto con il software di base ed il manuale inglese monolingua (non occorre altro).
Decidendo di acquistarlo, ancor prima di riceverlo, conviene prepararne la configurazione tramite l’apposito software <CPS MD9600 V1.18> scaricabile dalla rete dal sito della TYT:
http://www.tyt888.com/?mod=download
e del tutto simile a quello dei palmari “Retevis rt3” e “MD-380 TYT” .
Esternamente assomiglia allo FTM-100D Yaesu: ha il frontalino, fisso, un poco più squadrato con il display più corto ma più alto rispetto allo Yaesu comunque perfettamente leggibili sono i suoi contenuti.
La sensazione accendendolo ed usandolo è quella di avere a che fare con il fratello maggiore dei palmari summenzionati. Funziona egregiamente. Le misure da me effettuate per quanto riguarda le potenze in Tx sono risultate: in VHF 40W, inferiore di 10 W a quella dichiarata dal costruttore;  in UHF 27W, inferiore di 18W a quella dichiarata dal costruttore; quanto precede alimentando il ricetrans con 13,8V (consigliati dalla TYT) misurati allo spinotto del cavo di alimentazione in prossimità del RTX.
I controlli ricevuti sono buoni e danno tutti la percezione di prevalenza di toni acuti nella modulazione, comunque R5 !
La ricezione dei segnali, almeno nel mio QTH, è buona; la ricezione della modulazione, pur essendo sufficientemente comprensibile, se si vuole, è comunque migliorabile ricorrendo ad un altoparlante ad hoc esterno.
Buono ed intuitivo l’interfacciamento uomo/rtx per quanta riguarda la navigazione nei menu del ricetrans in questione.
Semplice è la sua programmazione se si già programmato uno dei due palmari già citati, o se si entra nella logica e nella struttura della stessa. Vi è da sottolineare che occorre programmare la composizione/contenuto delle singole zone in modo da soddisfare il reale utilizzo delle frequenze contenute in ciascun record, perché a display comparirà una zona per volta divisa nelle due sue componenti: parte a e parte b.
Se occorre si può utilizzare la tastiera del microfono, senza connessione al PC, per memorizzare un canale in tutte le sue componenti: freq. Rx/Tx – tono – nome canale.       A proposito di microfono, la sua tastiera è normalmente illuminata; ho notato che ad apparato spento, se l’alimentatore cui è collegato il RTX è ancora acceso, la tastiera dello stesso rimane accesa.
Per ora chiudo questa mia recensione e rimango, col limite delle mie conoscenze, a disposizione per ulteriori ragguagli.
Buoni collegamenti, 73 da IT9FZC Armando

Server DMR+ Rete Digiland

DMR-MARC SfondoE’ stato attivato in via sperimentale, il nuovo software DMR+ dedicato ai nostri utenti e denominato DMR+ IT-DIGILAND-ITALIA.

E’ stato installato su un server economico perche’ lo scopo è quello di testarne il funzionamento.

Grazie a questo sistema, e’ possibile connettere la rete DMR+ senza la costrizione di traffico non desiderato, in pratica sara’ possibile scegliere su ogni Slot quale TG ascoltare senza la necessita’ di avere ad esempio il traffico mondiale.

Altra possibilita’ sara’ quella di poter connettere i ripetitori ufficiali Motorola e Hytera (cosa impossibile sul XLX113) e magari poi farli arrivare sulla nostra rete.

Per fare cio’, bastera’ solo creare un’interconnessione tra XLX113 Transcode e nostro Server DMR+ e nessuno della rete ufficiale DMR+ potra’ lamentarsene perche’ la sperimentazione resta in casa nostra.

Questo piccolo articolo e’ solo per rendere noto al gruppo la sperimentazione in atto, tutti siete invitati a partecipare.

Link Transcode * D-Star – DMR *

E’ ora possibile connettersi al XLX113 con sistemi DMR basati sul software MMDVM (Linux o Windows).

Il nuovo XLX113 e’ nato proprio al fine di offrire questo servizio agli utenti che avessero la necessita’ di adoperare sistemi DMR senza rinunciare alla possibilita’ di fare QSO con colleghi presenti sulla nostra rete Digiland.

In pratica connettendosi al XLX113 modulo A con un sistema MMDVM, si puo’ parlare in DMR ed essere veicolati verso la nostra rete in modalità D-Star e vice versa.

In generale basta collegarsi con il proprio Hotspot in modalità MMDVM all’ indirizzo

digilandtranscode.homepc.it

porta= 62030

password=passw∅rd   (con lo zero al posto della lettera o)

Una volta fatte le impostazioni per giungere al XLX113, inviate una chiamata privata al 4001, da quel momento in poi parlerete e riceverete sul TG 9, il vostro traffico sara’ veicolato verso il modulo A della nostra rete.

A seguire, un file con le impostazioni da fare per accedere al XLX113.

clicca -> DMR – DStar Transcode XLX113

Il sistema e’ stato integralmente finanziato dai partecipanti del gruppo Digiland Telegram Group Italia che hanno offerto beni materiali, contributi economici, rete internet ed elettrica.

Software Wires-X Gestito in Remoto con VirtualHere

Per la risoluzione di questa problematica, affinché nodo e ripetitore possano coesistere su stessa connessione internet con singolo IP pubblico, è quello di “prendere in giro” il software e farlo girare su altra connessione internet, nel mio caso quella del mio ufficio, e raggiungere da remoto il nodo, HRI-200 e FTM-100.

Ho tentato la strada della VPN ma senza risultati, in quanto con il router in mio possesso in ufficio, un Fritz!Box 7490, non c’è stato verso di instradare le porte UDP necessarie al funzionamento su IP della rete locale assegnato in VPN, ma a seguito di un confronto con alcuni amici, mi è balzata in mente l’idea di usare un software multi piattaforma chiamato VirtualHere http://www.virtualhere.com/.
VirtualHere permette di usare da remoto qualsiasi periferica USB come se fosse connessa localmente sul PC Client, basta installare la versione server per il dispositivo che si vuole utilizzare, nel mio caso un raspberry PI 2 (https://virtualhere.com/content/usb-servers)

Prima di passare ai comandi per installare della versione server per raspberry, di seguito vi riporto uno schema dì esempio di come funziona questo fantastico software, a testimonianza che è molto versatile anche per altri ambiti!

Passiamo ad installare VirtualHere Server Linux sul nostro raspberry:

# sudo apt-get update# sudo apt-get upgrade

# wget https://www.virtualhere.com/sites/default/files/usbserver/vhusbdarm

# sudo chmod +x ./vhusbdarm

# sudo mv vhusbdarm /usr/sbin

# wget http://www.virtualhere.com/sites/default/files/usbserver/scripts/vhusbdpin

# sudo chmod +x ./vhusbdpin

# sudo mv vhusbdpin /etc/init.d

# sudo update-rc.d vhusbdpin defaults

# sudo reboot

Connettiamo al nostro raspberry il cavo USB, automaticamente verrà riconosciuto.

La versione server si mette “in ascolto” sulla porta UDP 7575, pertanto è necessario aprire verso IP del raspberry l’uso di questa porta UDP.

Passiamo ad installare la versione Client sul PC cui vogliamo usare il software Wires-X,.

Scarichiamo la versione Client per Windows (https://www.virtualhere.com/usb_client_software)

La versione Client gratuita permette di usare una sola periferica, mentre la HRI200 necessita di 2 periferiche, una seriale di comunicazione ed una periferica audio, pertanto si è costretti ad acquistare la versione a pagamento per 49.00 USD e si ha la possibilità di usare tutte le periferiche che si vuole!

Avviato il Client, bisogna aggiungere l’Hub, indicando indirizzo IP remoto da raggiungere oppure un DNS sulla porta 7575 precedentemente aperta.

Verranno visualizzate tutte le periferiche connesse allo specificato Hub, pertanto attiveremo la connessione automatica all’avvio del client

Nella gestione dispositivi verranno visualizzati i dispositivi precedentemente flaggati come se fossero fisicamente connessi al PC Client!

Possiamo adesso avviare il nostro software Wires-X e funzionerà perfettamente!

Non mi sono soffermato a descrivere la fase d’installazione del software Wires-X e tutti i piccoli accorgimenti da adottare affinché funzioni correttamente, mi preme specificare che le prove sono state fatte con connessioni in Fibra Fastweb a 100Mbs, pertanto i tempi di latenza sono molto bassi, elemento fondamentale per la buona riuscita del collegamento e la stabilità di funzionamento, sarebbe interessante effettuare test su connessioni ADSL ed anche connessioni su reti mobili, per chi ha voglia di provare non deve fare altro che mettersi all’opera!

Non mi resta altro che augurarvi buon divertimento in C4FM!

73 de IZ7AUH Frank

Upload MMDVM Firmware per Arduino Due con Software UTAH e Raspberry

Dato che ci sono ancora molti radioamatori che pur avendo una certa dimestichezza col PC e col Raspberry hanno difficolta’ nel programmare la loro scheda Arduino Due con “firmware” MMDVM, in questa breve guida vi indichero’ tutti i passaggi per ottenere con una certa semplicita’ il risultato sperato.

Materiale usato per la programmazione:
– Raspberry pi2 B+ (va bene anche un modello superiore)
– Arduino DUE versione ufficiale (attenzione che in Cina vendono un modello con seriale CH340 non testata)
– Una scheda microSD da 8Gb.

Scaricare dal seguente sito DMR UTAH l’immagine ISO per il raspberry, che al momento di questa guida è la “2016-10-25_mmdvm pixel dmr-utah.zip”.
Ottenuto il file immagine .zip, decomprimetelo e passatelo sulla microSD con Win32DiskImager.
Successivamente, cercate sul motore di ricerca Google “MMDVM-master”, vi darà come risultato GitHub – g4klx/MMDVM: The firmware for the MMDVM (Multi-Mode … cliccate su questo link per aprire la pagina.
Sotto la barra rosa, sulla destra troverete un tasto verde “Clone or download” poi cliccate su “Download ZIP” indicando dove salvare il file (di solito io lo metto sul Desktop).
Scompattate il file appena scaricato, vi ritroverete una cartella denominata “MMDVM-master”.
Bene, questa cartella dovrà essere rinominata in “MMDVM”, poi copiatela sul pendrive.
Fatto ciò inserite la scheda microSD debitamente programmata col software UTAH nel vostro RPi, collegate il cavo HDMI, la tastiera e il mouse e poi alimentatelo.
Dopo che il sistema si e’ correttamente avviato inserite nella presa USB il pendrive, e nell’ultima USB rimasta libera collegate il cavetto che andra’ poi connesso alla porta “Programming Port” dell’Arduino DUE (si tratta di quella vicino al connettore di alimentazione ausiliario).
A questo punto nel menu’ del software Raspberry cercate l’applicazione “Arduino IDE”.
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Si aprirà una pagina di default.
Andate sul menù “File” > “Open” e puntando al pendrive, entrate nella cartella “MMDVM” per poi aprire il file MMDVM.ino.
IMG_20180209_101511
Chiudete il primo file che si è aperto al lancio di “Arduino IDE” e lavorate su questo nuovo.
Nel file appena aperto noterete la presenza di diverse finestre,  in fondo a destra troverete una freccina che vi permetterà di esplorare altre pagine.
IMG_20180209_101630
Cercate nell’elenco “Config.h” selezionatelo ed apportate le modifiche necessarie per far funzionare il vostro modulo MMDVM.
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Ce ne sono diversi modelli selezionabili, la scheda da noi realizzata ha la configurazione
“#define ARDUINO_DUE_NTH”
“#define EXTERNAL_OSC 19200000”
togliete quindi i caratteri “//” davanti alle due opzioni per poi metterli davanti a tutte le altre non necessarie.

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Fatto cio’, accertatevi che nel menù “Tools” > “Port” sia selezionata la porta “/dev/tty/ACM0 (Aduino Due (Programming Port))”,

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selezionatela e poi cliccate sul tasto UPLOAD.

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Dopo meno di un minuto e dopo aver visto scorrere scritte nella zona bassa dello schermo, il programma vi indichera’ che il vostro Arduino Due e’ stato correttamente programmato.

Vi suggerisco di conservare la microSD con il software UTAH in quanto con cadenza regolare sono previsti aggiornamenti della MMDVM e quindi avere a portata di mano il necessario, puo’ risparmiarvi inutili perdite di tempo in caso di aggiornamenti.

73 de IZ8TXC Eugenio.

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